Le Strette: una viticoltura sostenibile
“Certificare” significa “garantire”
Sin dall’inizio Le Strette ha fondato la sua produzione enologica sulla viticoltura sostenibile, coltivando i suoi vigneti in modo ecologico e razionale, secondo i principi dell’agricoltura integrata.
Un grande impegno profuso negli anni ed ufficializzato per la prima volta nel 2012 grazie alla certificazione di sostenibilità secondo la Norma UNI:11233.
Dal 2017, poi, Le Strette è tra le prime cantine d’Italia a conformare il suo sistema produttivo al Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata (SQNPI), protocollo di certificazione riconosciuto nell’intera Unione Europea. Tale protocollo certifica il rispetto delle pratiche agronomiche e di difesa definite dalle norme tecniche delle diverse regioni ed è fondato su principi di produzione agricola, condotta secondo il metodo dell’Agricoltura Integrata.
Integrando metodi biologici e tecnici e razionalizzando le scelte operative in vigneto, si riducono al minimo o si eliminano i mezzi chimici, prestando così particolare attenzione alla salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali e alla sicurezza alimentare, requisiti imprescindibili per creare un autentico vino piemontese dalle straordinarie proprietà organolettiche.
L’azienda opera, in tal modo, apportando un importante contributo al mantenimento dell’ecosistema naturale e, così, al territorio langarolo.
Ma cosa vuol dire lavorare per una produzione viticola ed enologica sostenibile?
Per Le Strette seguire il Metodo dell’Agricoltura Integrata vuol dire:
- Unire esperienza e conoscenze tecniche, coniugando la salvaguardia del territorio con la ricerca dell’eccellenza enologica.
- Razionalizzare gli interventi in vigneto per ridurre quanto più possibile i trattamenti per la difesa.
- Mantenere in modo naturale la fertilità e l’equilibrio del suolo.
- Sottoporre la materia prima uva e il vino prodotto ad analisi multiresiduali per verificare il raggiungimento di determinati obiettivi aziendali e la salubrità del prodotto stesso.
Come si traduce questo nella viticoltura sostenibile?
Il sistema si snoda su diversi aspetti, sia organizzativi che operativi. Il cuore è senz’altro la conduzione dei vigneti volta alla salvaguardia agro ambientale sotto molteplici punti di vista.
Questi alcuni principi della nostra idea di viticoltura, nel cuore del Piemonte viticolo.
Cerchiamo di creare condizioni vegetative ottimali e meno favorevoli allo sviluppo delle malattie: non utilizziamo, così, fertilizzanti chimici nel terreno, ricorrendo, se necessario, a materiale organico naturale (humus, letame…), con apporti studiati sulle reali necessità delle piante.
Ormai da anni non impieghiamo erbicidi per il controllo delle malerbe, e le lavorazioni meccaniche sono mirate a favorire l’inerbimento controllato finalizzato al sovescio, con risvolti positivi anche sulla fertilità , sulla struttura del suolo e sui suoi microorganismi. Si favorisce, in tal modo, la biodiversità , cercando di creare un ambiente favorevole agli equilibri naturali (ad esempio tra insetti utili e dannosi, uccelli, ecc.).
Per quanto riguarda la difesa, poi, non utilizziamo prodotti sistemici (se non in condizioni di eccezionale rischio), e siamo attenti alle innovazioni su prodotti ecocompatibili e naturali cercando di stimolare le piante ad aumentare la loro capacità di autodifesa rispetto alle principali avversità.
Puntiamo alla riduzione decisa dell’impiego di rame e non utilizziamo insetticidi, al di là dei trattamenti obbligatori per il contenimento di alcune fisiopatie (flavescenza)».
L’obiettivo di queste scelte orientate ad una produzione enologica ecosostenibile è “ottenere una materia prima sana, salutare ed equilibrata nei suoi costituenti, che si ritroveranno poi nel vino, definendone la qualità”.
Si tratta di un sistema serio che integra conoscenze e strategie di varia natura.
Mantenere e rispettare l’ecosistema naturale intorno ai vigneti significa pensare ad una viticoltura di lungo termine.